[1] Zamenhof: un’introduzione
Dei diversi progetti interlinguistici susseguitisi nel corso della storia degli ultimi secoli, l’unico ad avere mostrato una reale funzionalità è l’esperimento esperantista: con oltre un secolo di vita alle spalle, la lingvo internacia conta attualmente un numero di parlanti che, a seconda dei vari livelli di capacità di fruizione, oscilla – nelle diverse statistiche – tra alcune centinaia di migliaia e 8 milioni (come ottimisticamente indicato dalla Encyclopædia Britannica negli anni Ottanta), fra cui qualche centinaio di parlanti madrelingua.
Appare il 26 luglio 1887 il primo manuale della lingvo internacia {“lingua internazionale”} a firma del Doktoro Esperanto, “il medico che spera”, pseudonimo che passerà, nel giro di un anno, a indicare definitivamente la nuova creazione: una lingua pianificata a posteriori, neutrale, caratterizzata da una grammatica del tutto regolare ed essenzializzata e da un vocabolario scelto su base internazionale, nata con l’intento non di sostituire le lingue nazionali (al contrario, gli esperantisti sono tra i più convinti difensori del valore della diversità delle culture, e sostenitori della pari dignità di tutte le lingue), bensì di abbattere le barriere comunicative fra i diversi popoli del pianeta.
Nato da un ideale di pace, collaborazione e intercomprensione tra gli uomini, l'esperanto si pone al di sopra di ogni differenza etnica, politica, religiosa, e – proprio perché lingua propria di nessuna nazione e insieme accessibile a tutti su una base di uguaglianza – tutela contro il predominio culturale ed economico dei più forti e contro i rischi di una visione monoculturale del mondo.
Si celebra quest’anno, dunque, il centoventicinquesimo dell’apparizione di quel testo fondamentale della storia dell’esperanto, quell’Unua Libro {“primo libro”} che confluirà nel Fundamento de Esperanto {“Fondamento dell’esperanto”} (Hachette, Parigi 1905). Il mondo esperantista internazionale ha deciso di festeggiare tale data appunto con il “Progetto 125”: in questo caso, grazie all’ospitalità del Comune di Mazara del Vallo, presentando, da oggi giovedì 26 luglio, 125 piccoli step in progress (come il numero 1 2 5, appunto, che trasmette, inconsciamente, il messaggio emotivo positivo di crescita, rafforzamento, futuro, progresso), per entrare nel cuore dell’utopia esperantista (non nel senso del “non luogo”, ma come – provocatoriamente e con grande raffinatezza – ribadì Thomas More, del “luogo buono”) e comprenderne (che non vuole dire condividere, ma almeno dissipare pregiudizi e disinformazione) idealità e sogni.
Ogni giorno, per i prossimi 125, con l’occasione di presentare una parola chiave della cultura esperantista, si intende delineare una sorta di cammino di informazione sullo spirito, sulla filosofia e sul sogno, perché no?, della lingua internazionale creata da Zamenhof allora, e ancora ben viva oggi, non solo nella prassi, ma prima ancora nella validità delle sue basi ideali.
Si alterneranno, nel seguito delle giornate, approfondimenti in diverse categorie e ambiti: dagli ineludibili cenni grammaticali (di lì nasce il progetto esperantista) all’illustrazione di realtà esperantiste (e più in generale della storia del Movimento), da approfondimenti semantici a incursioni nella poesia e nella letteratura in lingua originale, dalla presentazione di personalità celebri alla discussione di aspetti filosofici e programmatici sottesi al sogno di Zamenhof, non disdegnando di marcare quei tratti indentitari che fanno della realtà esperantista un kvazaŭ-popolo, una sorta di “nazione” del tutto particolare.
Le schede saranno in italiano, chiaramente, e in esperanto, con la speranza che, attraverso la lingua veicolare, almeno alcuni degli approfondimenti proposti possano trovare traduzioni in ulteriori lingue, come regalo di volonterosi, entusiasti esperantisti da fuori Italia.
Ogni volta che
l’occasione lo
permetterà, indicheremo possibili approfondimenti, da una bibliografia
ragionata a materiali più rari. Oggi, ad esempio, segnaliamo la
possibilità di
ascoltare la voce di Zamenhof sul sito dell’Esperanto-Muzeo
en Svitavy,
e di vederlo in brevi filmati d’epoca su http://gxirafo.blogspot.it/2011/01/zamenhof-nova-retligaro-sed-ankau.html.
Riporteremo poi quotidianamente almeno un proverbio, tratto dal Proverbaro
esperanta {“Raccolta di proverbi esperanto”},
la prima raccolta di proverbi (2630) in lingua esperanto realizzata da
Zamenhof
muovendo da un primo lavoro, rimasto incompiuto, del padre Mordechai,
di
analisi sinottica di Frazeologio
rusa-pola-franca-germana {“Fraseologia
russa-polacca-francese-tedesca”},
pubblicato la prima volta nel 1910 (in commercio si trova la seconda
edizione
del 1974 – la prima è del 1961 – per i tipi di Stafeto [J. Régulo
eldonisto, La
laguna – ISBN 400-7609-6]. Abbondiamo oggi, proponendone – quasi a
simbolica
celebrazione dell’inizio della nostra fatica – ben più di uno solo: uno
realista recita Ĉiu
komenco estas malfacila [255], “ogni inizio è difficile”; un
altro,
più speranzoso, Komenco bona – laboro duona [1145], riconducibile all’italiano
“chi ben
comincia è a metà dell’opera”; mentre
un altro
ancora ricorda che Plej granda potenco kuŝas en la komenco [1932], “la più grande forza sta
nell’inizio”. Anche
in esperanto, infatti, i proverbi esprimono esperienze, avvertimenti (Proverbo estas
sperto, proverbo estas averto [2120]) e saggezza popolare (Venas proverbo
el popola la cerbo [2532]). Per chi voglia avere una
panoramica
completa dei detti esperantisti, segnaliamo due siti, facilmente
consultabili e
ricercabili: http://it.lernu.net/biblioteko/proverboj
e http://www.proverbaro.net.
Un ringraziamento vada da subito a Luigia Oberrauch Madella, Anna Loewenstein Corsetti, Fabio Bettani, Renato Corsetti, Carlo Minnaja, Nicola Minnaja, per l’aiuto alla realizzazione di alcune delle schede, e alla Newsletter Nova sento in rete, preziosa miniera di informazioni.
Davide Astori – Nicola Reggiani
Risorse online generali.
Wikipedia: Esperanto – Zamenhof ; Biografie On Line