[71] SATano
Gustoso
gioco di parole è SATano – il membro
della Sennacieca Asocio Tutmonda
[“Associazione A-nazionale Mondiale”] – che ammicca al Satano
[“Satana”], in quello stereotipo, condiviso nella politica
degli anni della Guerra Fredda, che le attività comuniste fossero
associate a
istanze diaboliche. Del resto, come è stato notato da Carlo Minnaja,
“non è
strano che all’epoca della guerra fredda chi mostrava interesse per i
paesi
dell’altro accampamento fosse oggetto di informative segrete e venisse
convocato per dare informazioni sulla propria affidabilità politica” (http://iej.esperanto.it/nsir/arkivo.php?numero=701&lingvo=it). Un’ulteriore proposta paretimologica,
più
politically correct, ci viene segnalata da Nicola Minnaja, che ci
ricorda come il termine SAT-ano
sia stato usato fra gli esperantisti in tono scherzoso per
riferirsi agli aderenti di tale associazione, visti che da taluni come
una
frazione che voleva tenersi separata. Tale separazione è invece vista
con
simpatia nel romanzo Maria kaj la Grupo
di “EMBA” (pseudonimo di Imre Baranyai), uscito nel 1936, che confronta
l’atmosfera in un gruppo di esperantisti “lavoratori” e in uno di
esperantisti
“neutrali”.
La
SAT è di fatto un’associazione esperantista mondiale indipendente, di
orientamento generalmente di sinistra, che ha sede a Parigi e i cui
membri
s’interessano – fra l’altro – di questioni sociali, pacifiste,
sindacali,
anti-nazionaliste, femministe e ambientali. L’ultimo elemento del nome,
l’aggettivo Sennacieca, rimanda,
con una sintesi che sfrutta in pieno la
concisione e la flessibilità dell’esperanto, a “persone che non si
riconoscono
in nessuna nazionalità” (per chi ha già approfondito i rudimenti della
formazione delle parole in esperanto, diciamo che si forma come sen-naci-ec-a, cioè che ha la “qualità
di essere senza nazione”).
La
SAT venne fondata nel 1921 all’interno
del movimento anarchico francese
da
Eugène
Lanti (pseudonimo di Eugène Adam) e altri come un’organizzazione del
movimento
esperantista dei lavoratori: Lanti riteneva che
il proletariato avesse bisogno di una lingua comune e,
dopo essere stato per un certo tempo incerto fra l’esperanto e l’Ido, scelse il primo. Lo scopo
dichiarato era (ed è) quello di essere un punto di riferimento per i
proletari
esperantisti; in questo senso differisce dalla maggior parte delle
associazioni
esperantiste, perché non intende diffondere l’uso della lingua
internazionale,
ma utilizzarlo come strumento finalizzato a uno scopo.
Il
periodo più attivo della SAT fu tra le due Guerre mondiali, e al suo
massimo
(nel 1929-30) contava 6524 membri in 42 Paesi diversi, ma risentì ben
presto
della persecuzione stalinista indirizzata contro le attività
“cosmopolite” e
della repressione nazista
contro i movimenti esperantisti. Oggi il
collegamento con gli aderenti avviene attraverso il bollettino mensile Sennaciulo (“persona senza nazione”) e
la rivista annuale a carattere culturale Sennacieca
Revuo.
Già
nel 1930 la SAT aveva pubblicato, grazie ad un gruppo coordinato da
Emile
Grosjean-Maupin, un Plena Vortaro
(PV) [“Vocabolario Completo”] di esperanto, ripubblicato poi più volte
(anche
con un supplemento) fino al 1960. Dieci anni dopo vide la luce, grazie
al
lavoro di un gruppo di esperti guidato da Gaston Waringhien, il Plena Ilustrita Vortaro [“Vocabolario
Completo Illustrato”], noto
con l’acronimo PIV, sin da allora considerato da molti, vista la sua
ampiezza, come
un’autorità in fatto di esperanto. Tuttavia subì anche forti critiche,
tra l’altro
a causa dell'influsso che le tendenze politiche e del francese avevano
avuto su
di esso. Nel 1987 fu pubblicato un supplemento, il Plena
Ilustrita Vortaro de Esperanto, Suplemento, redatto sotto la
guida di Gaston Waringhien e Roland Levreaud. Nel 2002 la SAT ha
pubblicato,
dopo un lavoro pluriennale, una nuova edizione profondamente
rivisitata, sotto
la guida di Michel Duc-Goninaz, con il titolo La Nova Plena Ilustrita Vortaro de
Esperanto (PIV2 o PIV2002; o
anche SAT-vortaro), di cui è stata presentata
una nuova edizione nel 2005 (per altre notizie: http://it.wikipedia.org/wiki/Plena_Ilustrita_Vortaro_de_Esperanto). Ne
esiste anche una versione prototipo in rete.
Per ulteriori approfondimenti rimandiamo alla pagina di Wikipedia e al sito ufficiale della SAT.
Iafoje oni devas okulon fermeti [746] : “A volte si deve chiudere un occhio”.