[103] Interna ideo

 

Sistema valoriale implicito di rilettura dell’uomo nel rapporto con i suoi simili e con un piano superiore (non necessariarmente ultraterreno e oltreumano), la interna ideo segna l’ambiente esperantista e lo connota specificamente: è una sorta di sinteno (“feeling”, direbbero gli inglesi) indistinta e condivisa – di fratellanza [> 22; 33], si potrebbe dire - che fa sì che un esperantoparolanto affettivamente valga per un esperantoparolanto molto più che, ad esempio, un angloparolanto a un angloparolanto.


Kvankam la ‘interna ideo’ ofte restas io nebula kaj malkara, kaj iom malprofunde oni deklaras, ke tiuj, kiuj eklernas Esperanton, faras tion pro la plej malsamaj kialoj, same tiom veras, ke la movado enhavas en si tro markitajn sociajn trajtojn por akcepti iun ajn. Jen estas la ĉefaj kaj plej signifaj trajtoj: kontraŭrasismo, sentemo rilate al malplimultoj, respekto por valoroj kiaj demokrateco, toleremo, solidareco, pozitiva pritakso de fenomenoj kiaj miksiĝo, infektiĝo, miks-rasuloj, hibridiĝo, kaj el socia vidpunkto kaj el kultura vidpunkto, granda atento pri la koncepto de laikeco.

Anche se la ‘interna ideo’ resta spesso qualcosa di nebuloso e indistinto, e più superficialmente si dichiara che chi si avvicina all’esperanto lo fa per i motivi più disparati, è altrettanto vero che il movimento in sé incarna tratti sociali troppo marcati per accogliere chiunque. Ecco i principali e più significativi: antirazzismo; sensibilità nei confronti delle minoranze; rispetto di valori quali democrazia, tolleranza, condivisione; visione positiva di fenomeni quali mescolanza, contaminazione, meticciato, ibridazione, tanto da un punto di vista sociale quanto culturale; forte attenzione per il concetto di laicità.

Così Nitobe Inazô rifletté sulla interna ideo esperantista:

Born in Bielostock, Poland, where he was constant witness of bitter race hatred between Russians, Poles, Germans and Jews, Zamenhof, when only in his ’teens, determined to find some means of reconciling and uniting them. Later he declared that it was not practical utility which was his main inspiration but the “idea of brotherhood and justice among all peoples”. This idea, which his followers still cherish under the name of “interna ideo”, was stated by Zamenhof himself as the Esperantists’ aim “to establish a neutral foundation, on which the various races of mankind may hold peaceful, brotherly intercourse, without obtruding on each other their racial differences.” (Presidential addres at the Third Esperanto Congress at Cambridge, 1907). From the standpoint of a purely philological interest, this sentimental aspect of Esperanto, known as Homaranism, may strike the uninitiated as superfluous and even harmful. It has been ridiculed by its opponents (Beaufront) as a sort of religious dilettantism. To dilate on this highly interesting theme of “interna ideo” would easily lead one away from the question of language, and I shall refrain from doing so in this report.

L’ambiguità non sarà mai sciolta: accanto all’affermazione, attenuata, soprattutto a sèguito dell’esperantismo francese, che l’ideale homaranista “presenta il mio credo puramente privato” e “prospetta solo un indefinito sentimento di fratellanza e di speranza” (Originala Verkaro de L.L. Zamenhof, ed. J. Dietterle, Hirt & Sohn, Leipzig 1929: 339), si trova altrimenti espressa l’idea che, per “render possibile giustizia e fratellanza fra i popoli” è indispensabile superare ogni nazionalismo, particolarismo e discriminazione, dar vita a un fondamento linguistico universale e religioso e morale valido per l’intera umanità, e in ciò hilelismo/homaranismo [> 40; 57] ed esperanto “sono strettamente connesse fra loro e inscindibili: allo stesso modo di come l’hilelismo non potrà esistere senza una lingua neutrale, così l’idea di una lingua neutrale non potrà mai realizzarsi senza l’hilelismo” (Originala Verkaro 323; per il concetto affine di nova sento).


L'immagine è da http://www.eilatgordinlevitan.com/bialystok/bial_pages/bial_stories_ll_zamenhof.html.



Du manoj faras ĉion, sed unu nenion [390] “Due mani fanno tutto, una niente”.

 

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