[61] Denaska
Fra le tante e diverse possibilità di definizione di
‘lingua’, l’esistenza di una comunità linguistica a essa collegata è
primaria e
imprescindibile: fra i circa 1,6 milioni di utenti (secondo la recente ricerca di Sidney Spence Culbert
(1913-2003), già professore di psicologia all’Università di Washington,
che nel
1988 ha
fissato in circa 1,6 milioni i parlanti esperanto nel mondo,
rivalutando poi negli anni 90 le sue stime in 2 milioni),
l’esperanto riscontra anche
qualche centinaio di parlanti denaskaj,
ossia parlanti nativi dalla (de)
nascita (nask-), definizione a metà fra l’idea più linguistica
di
‘madrelingua’ e quella più socio-politica del ‘sabra’
israeliano (v. “L’esperanto dalla nascita: tra
creatività e creolizzazione”, numero speciale de L’esperanto
xxxvi (2005) – nr. 9, a cura di R. Corsetti), come
emerge dalle testimonianze dei
denaskuloj stessi, non solo per
l’oggettivo fatto di utilizzare la lingua
come lingua madre (ed essere quindi la prova provata della realtà della
lingua), ma per le forti implicazioni psicologiche della loro
appartenenza
linguistica (simili, per molti versi, a quelle dei primi parlanti ‘ivrit, l’ebraico moderno, essi mostrano
le difficoltà di
incarnarla). Eccone, di tante possibili, due sole, riportate nella già
citata
tesi di laurea di Federico Gobbo (Il
dilemma dell’esperanto. Tra vocazione ausiliaria e naturalizzazione,
tesi
di laurea in Interlinguistica ed Esperantologia, relatore Prof.
Fabrizio A.
Pennacchietti, Corso di laurea in Scienze della
Comunicazione, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi
di Torino
1998 - scaricabile dal sito
personale),
alle pp. 239 e 84. La prima è di Marta Wacha:
Per me
l’Esperanto è una parte del tutto normale della
mia vita. Mai è stato uno dei miei scopi impararlo, e il mio
bilinguismo non ha
mai causato ad alcuno una gioia particolare. Non ho mai voluto
diffondere la
lingua, né mi sono mai interessata della storia del movimento o della
letteratura in lingua. Per me è stato semplicemente uno strumento di
comunicazione. […] Non mi sono curata delle opinioni della gente,
perché non mi
sono mai resa conto di essere uno strano tipo di bilingue. […] Per me
[l’Esperanto]
non è un hobby o un oggetto da studiare o un’espressione di neutralità.
Per me
è per prima cosa una lingua, per seconda un mezzo che mi aiuta ad
avvicinare e
conoscere persone da tutte le parti del mondo.
La
seconda, più drammatica, è di
Nikola Markarian:
Io non
sogno un giorno in cui tutti parleranno Esperanto,
ma un giorno in cui tutti sapranno cos’è […] Sogno il giorno in cui non
dovrò
più giustificare la mia esistenza e sarò lasciata essere solo me stessa.
Un esempio famoso di denaskulo
è il finanziere George Soros,
cui dedicheremo una scheda successiva. Vengono organizzati anche Congressi Internazionali dei Bambini Esperantisti (Internaciaj Infanaj Kongresetoj).
Ekzemplo proponas, sed
ne ordonas [442] “un esempio propone, non ordina”.