[2] L’esperanto, Mazara, la Sicilia
Ancora una breve pagina
introduttiva, prima di addentrarci nel mondo esperantista. Non è un
caso che a ospitare
questo esperimento culturale sia il Comune di Mazara, città che aspira,
a buona
ragione, a porsi fra i centri più significativi di confronto sul tema
delle
relazioni nel Mediterraneo: per la sua storia, per la posizione
geografica, per
un’intelligente attenzione mostrata, da lungo tempo ormai, alla realtà
geografico-culturale cui appartiene, e che anche in quest’ottica ha
deciso di
ospitare, quest’anno, il 79° Congresso
nazionale di Esperanto.
Quanto all’esperanto
in Sicilia,
ancora prima che in Italia si parlasse di Movimento vero e proprio,
nell’Isola,
già nel novembre 1903, il seme della lingua di Zamenhof era stato
seminato, a
Palermo, dal Dott. Vitangelo Nalli, che aveva iniziato a propagandare
la lingua
internazionale tenendo corsi anche nelle università, che ebbe fra gli
allievi,
nel 1905, Stefano La Colla (Salemi 1889 – Milano 1966). Egli, tra i
cofondatori, nel 1907 a Palermo, dell’associazione Junula Amikaro
Esperantista, che nel febbraio 1909 si trasformò in Palerma
Esperantista
Grupo, fu delegato dell’U.E.A.
sin dalla sua fondazione (prima a Palermo e poi a Roma e a Milano) di
cui, nel
1928, in occasione del 20° anniversario dell’Associazione, fu nominato
membro
onorario: tanto illustre è nel mondo esperantista che pesso il palazzo
dell’U.E.A. a Rotterdam, gli è dedicata una sala. Intimo di personalità
illustri, fra cui Bruno Migliorini,
Giorgio Canuto, Ivo Lapenna e
Kálmán Kalocsay, lasciò
manoscritta la sua opera principale: quel vocabolario
italiano-esperanto cui, nel
dicembre 1970, fu affidata la curatela al Prof. Carlo Minnaja, che lo condusse alla pubblicazione
nel marzo 1996.
(rielaborazione da G. Martinez, Il Movimento Esperantista
in Sicilia)
E parlando dell’esperanto in Sicilia non si può non ricordare la pioneristica figura di Daniele Marignoni, notaio e stenografo ottocentesco che, sia pure nato e sempre vissuto a Crema, è stato scelto come eponimo dal Centro Esperantista di Trapani in quanto “primo esperantista italiano”. Fu a Parigi che Marignoni conobbe l’Esperanto: si entusiasmò subito, condividendo gli scopi e gli aspetti ideali del movimento. Apprese la lingvo internacia fra il 1888 e il 1889 (a un anno dalla sua “nascita”), pubblicando la sua grammatica nel 1890 (con prefazione dell’ottobre 1889): Esperanto, ossia la più pratica delle lingue internazionali. Manuale compilato e corredato di copiosi esempi e di vocabolario (Tipografia Carlo Cazzamalli, Crema, marzo 1890). Nel 1905, al primo congresso universale di Boulogne-sur-Mer fu nominato membro del Lingva Komitato {“Comitato Linguistico”}, solo rappresentante, insieme all’avv. Raffaele Bagnulo di Napoli, dell’Italia (gli altri quattro membri dell’esigua presenza sono stranieri residenti: il Bicknell, il Gallois, la Junck e il francese prof. Gaspard Blanc) fra i 102 (di 28 nazioni) eletti a collaborare con Zamenhof nel controllo dell’evoluzione della lingua. Dall’11 giugno 2005 i suoi resti oggi riposano, grazie agli sforzi di Giordano Allanconi, esperantista di Ripalta cremasca, e della Federazione Esperantista Italiana, al Famedio, il monumento comunale dei cremaschi illustri, dove il suo nome è ricordato nella lapide marmorea come colui che “introdusse l’Esperanto in Italia”.
Nel panorama italiano, il Marignoni resta il solo esperantista per alcuni anni; nuovi adepti e gruppi nasceranno circa un decennio dopo. Egli stesso si rammarica, in una cartolina del 1904, di non avere dalle sue parti persone con cui praticare la lingua. Ma sue traduzioni appaiono in sede internazionale già nel 1893, nella prima antologia di poesia in esperanto a cura di A. Grabowski, La liro de la Esperantistoj {“La Lira degli Esperantisti”} (Tümmel, Nürnberg 1893), all’interno della quale la poesia italiana è rappresentata da tre traduzioni: un’arietta del Metastasio (“Se a ciascun l’interno affanno”), tradotta dallo stesso Grabowski a p. 97, e le due tradotte dal Marignoni (una di Giuseppe Giusti, a p. 116, e l’altra di Pier Alessandro Paravia, alla successiva p. 117). Su questa raccolta si veda la recensione scritta da G. Waringhien ed ora disponibile online, e il sito http://esperanto.net/literaturo/poem/libr/liresperantist.html; sulle traduzioni vedi anche C. Minnaja, Un secolo di traduzioni letterarie dall'italiano in esperanto (1890 - 1990), 2005, pp. 9-10.
Ricordiamo altresí Giuseppe Stanislao Boscarino (1899-1971), avvocato, attivo esperantista a Ragusa dal 1918, che fu l’organizzatore dei primi due convegni esperantisti siciliani (Catania, maggio 1951; Palermo, 1957).
Visto che siamo ancora agli inizi della nostra avventura, citiamo oggi come proverbi: Unua paŝo iron direktas [2496] “Il primo passo mostra la via da seguire”, e Kiu levis la piedon, devas ekpaŝi [1032] “Chi ha sollevato il piede faccia il primo passo”.