[98] La Insulo de la Rozoj

 

Nasce nella primavera del 1968, anno di sogni e di utopie, l’esperienza dell’Isola delle Rose, repubblica indipendente dalla breve vita di 55 giorni; l’ingegnere Giorgio Rosa la fonda su una piattaforma nelle acque extraterritoriali di fronte a Rimini.

Come in ogni Paese che si rispetti, a rafforzare lo spirito nazionale si impose da subito, accanto a un inno (un’aria dell’Olandese Volante di Wagner), alla bandiera (rosa rossa su sfondo ocra e scritta ‘Insulo de la Rozoj’), allo stemma, all’emissione di francobolli e il conio di moneta (miloj), a una costituzione e un governo, la ricerca di una lingua che lo identificasse: e non a caso fu eletta a voce di tale utopia (in questo caso, per rifarsi al modello di Tommaso Moro, una eu- prima che una ou-topia) proprio l’esperanto, nomen omen di un sogno tardo-illuminista ancora vivente ai nostri giorni (abbiamo già incontrato Moresnet, lo Stato esperantista indipendente di ‘Amikejo’, primo tentativo di fondazione di una realtà politica basata sul popolo esperantista.

Lo “stato-burletta”, come ebbe a definirlo in un’interrogazione parlamentare Stefano Menicacci la mattina del 5 luglio 1968, meritò di contro tanta attenzione (paradossale lo stesso interesse del parlamentare, seguìto la settimana successiva da Nicola Pagliarani, successivamente sindaco di Rimini) da essere “buttato giù tutto con la dinamite”, per riprendere la testimonianza dello stesso Rosa, che fu fra l’altro costretto anche al pagamento delle spese di demolizione.

Di un paio d’anni fa è la pubblicazione (con CD video): G. Musilli, Isola delle Rose. Insulo de la Rozoj – La libertà fa paura, NdA Press, Cerasolo Ausa di Coriano (RI) 2010; ancor più recentemente, a quegli stessi eventi si ispira liberamente il romanzo di Walter Veltroni L’isola e le rose (Rizzoli, Milano 2012), che utilizza il fatto storico per farne l’oggetto della visione utopistica di quattro giovani.


L'immagine della bandiera è da Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_delle_Rose_ (micronazione)


Ŝiru rozojn en somero, ĉar en vintro ili ne estos [2384] “Cogli le rose d’estate, perché d’inverno non ce ne saranno”.

 

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