[33] Frato
Per meglio illustrare la visione
zamenhofiana, riprendiamo un ulteriore passo del Discorso programmatico [> 13].
Kaj nun la
unuan fojon la revo de miljaroj
komencas realiĝi. En la malgrandan urbon de la franca marbordo kunvenis
homoj
el la plej diversaj landoj kaj nacioj, kaj ili renkontas sin reciproke
ne mute
kaj surde, sed ili komprenas unu la alian, ili parolas unu kun la alia
kiel
fratoj, kiel membroj de unu nacio.
E ora, per la
prima volta, il sogno di millenni
comincia a realizzarsi. Nella piccola città della costa francese sono
convenuti
uomini delle più diverse terre e nazioni; ed essi si incontrano non
come muti e
sordi, ma si comprendono l’uno con l’altro, si parlano l’uno con
l’altro come
fratelli, come membri di una sola nazione.
Le dichiarazioni di Boulogne e di Ginevra (per quest’ultimo discorso vedi l’esperanto in http://www.steloj.de/esperanto/paroloj/kongr2a.html e l’italiano, tradotto da C. E. Belluco, in C. Minnaja, Lazzaro Ludovico Zamenhof. Antologia, Fondazione Esperantista Italiana, Milano 2009: 208-215) sulla neutralità dell’esperantismo hanno preservato il movimento da influenze di ideologie esterne, ma non hanno ridotto al silenzio il proprio specifico messaggio. Zamenhof ispirò uno speciale soffio idealistico nel movimento, perché mise in evidenza il potenziale evolutivo e progressista contenuto nella lingua internazionale, in base alla sua profonda visione internazionalistica. Egli presentò l’esperanto come un fattore nuovo e decisivo nella trasformazione del mondo verso un migliore ordine sociale. Perciò chiamò gli uomini alla collaborazione e allo sforzo di avanzamento. In questo modo l’apprendimento e l’uso dell’esperanto eleva la consapevolezza sociale dei singoli e dei gruppi e li unisce sulla base del solo concetto di umanità. L’esperanto dunque si rivolge alle più nobili aspirazioni dell’uomo e le mobilita. Nello stesso tempo fornisce una concreta soddisfazione nel fatto che ogni persona, apprendendolo, acquista coscienza del suo personale contributo al progresso dell’umanità. Riassumendo, esso è capace di dare un motivo saldo per vivere e per agire agli individui sufficientemente evoluti, aiutandoli a guardare più lontano dell’immediato egoistico orizzonte.
L’intera
storia dell’esperanto è intessuta di una lunga serie di esempi eroici
di
disponibilità e di dedizione. Cosi come i grandi ideali politici e
religiosi,
la interna ideo
(“idea interna”) può elevare l’uomo,
sollecitare le sue tendenze altruistiche e dirigerle concretamente
verso la
realizzazione di un ideale sociale. Ancora nel
L'essere
esperantista non dipende
dallo scopo per il quale si usa l’esperanto. Tuttavia chi desidera
partecipare
ad un congresso o aderire a una istituzione “che porta la bandiera verde” e cioè che
incorpora la vera
idea dell’esperanto, deve tralasciare ogni atteggiamento privato di
natura
politica, religiosa o sociale e conformarsi all’idea interna. “Lì paese
dell’Esperanto
è retto non soltanto dalla lingua esperanto ma anche dalla idea interna
dell’esperantismo;
... la regola degli esperantisti idealisti è: intendiamo creare un
fondamento
neutrale sul quale i diversi gruppi umani possano pacificamente e
fraternamente
mettersi in comunicazione fra loro senza imporre le rispettive
particolari
tradizioni” (Originala Verkaro, 378-9). Zamenhof dunque
implicitamente
distingue, tra la generalità degli esperantisti, quelli utilitaristi
da quelli
idealisti che costituiscono Esperantujo
(la casa dell’esperanto).
Questi sono i germogli consapevoli dell’ordine sociale che sarà fondato
sulla
fraternità, la giustizia, la libertà; facilmente si comprende che “la
idea
interna” e “l’umanitarismo” si radicano sullo stesso terreno. Benché i
congressi e le istituzioni di esperanto da tempo siano orientati verso
una
posizione pratica utilitaria, tuttavia gli stessi esperantisti nella
loro
maggior parte sentono di formare, di generazione in generazione e di
paese in
paese, una vasta comunità consapevole della sua fondamentale unità, il
popolo esperantista,
come Zamenhof lo ha definito.
[da:
A. Di Fazio, F. Maurelli, “Esperanto”, lavoro
multimediale].
A volte i fratelli possono essere delle armi a doppio
taglio: il proverbio di oggi recita infatti che Bato de frato estas sen
kompato [155] “La battuta del
fratello è senza pietà” (o, con il suo parallelo italiano, “fratelli
coltelli”).