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Dal 2008, proclamato dalle Nazioni Unite come “Anno delle lingue”, proprio a sottolineare l’importanza della comunicazione internazionale, sta creando un certo dibattito l’articolo che “Rotary Contact”, il mensile rotariano belga, ha ospitato sul numero di marzo (pp. 18-19). Joseph van der Vleugel del Club Spa-Francorchamps-Stavelot (Distretto 1630), nel suo Faut-il une langue internationale pour mieux communiquer au Rotary? / Een internationale taal voor een betere Rotarycommunicatie, propone di inserire gradatamente l’esperanto nei club Rotary del mondo (http://www.rotary.org), per meglio agevolarne le finalità e le attività internazionali, argomentando la sua proposta sulla base dei criteri dei quattro pilastri etici del RY. La proposta, di primo acchito, potrebbe parere uno scherzo, o una provocazione. Ma così non è.
Come già presentata al Distretto 2050 su “Rotary” (anno vi, n. 15, giugno 1999, p. 9 – vedi articolo riprodotto a fine scheda), la Rotaria Amikaro de Esperanto (RADE), rappresentata da una stella verde a cinque punte con infissa la ruota del Rotary International, la prima delle fellowship riconosciute raggruppa fin dal 1928 (anno di fondazione) rotariani, esperantisti e simpatizzanti dai cinque continenti intorno agli ideali della Lingvo internacia; in quegli anni il Rotary stava diventando un movimento davvero internazionale, e i problemi linguistici divenivano evidenti. Il Gruppo, composto da rotariani che usano l’esperanto, mira a realizzare gli obiettivi del Rotary International di promuovere mutualmente Comprensione, Buona volontà, Amicizia e Pace fra i popoli, perseguire standard etici elevati, facilitare i contatti personali fra rotariani con diverse competenze linguistiche e promuovere i servizi umanitari internazionali del Rotary.
Così l’amico Joseph, che con la sua appartenenza al RADE ne giustifica il suo precipuo interesse linguistico, scrive nell’articolo citato (qui tradotto in italiano):
Il Rotary International, così come l’ONU, è una istituzione internazionale che rispetta le culture e i diritti di ogni cittadino. Ciò significa che raccomanda l’uso del multilinguismo, ma ciò presenta sfortunatamente delle limitazioni. L’esperanto, lingua creata per essere internazionale, costituisce l’unica soluzione per essere ponte fra le culture.
Il Consiglio di legislazione del 2007 del Rotary non ha recepito la proposta 07-411, presentata dal distretto brasiliano, che raccomanda “un progressivo inserimento dell’Esperanto come lingua seconda, dopo la lingua locale, nelle commissioni internazionali di ogni club rotariano per facilitare la realizzazione di programmi umanitari e culturali, che spesso si scontrano con barriere di carattere linguistico”.
La sola lingua ufficiale del Consiglio di legislazione è stata l’inglese, ma sono stati offerti servizi di traduzione simultanea al francese, spagnolo, portoghese, coreano e giapponese. Al prossimo Consiglio del 2010 si dovranno probabilmente aggiungere lo hindi e il russo, ultimamente accettate. Non c’è dubbio che nel prossimo futuro dovranno essere accettate ulteriori lingue e sarà ingiusto escludere anche una sola di esse.
In conclusione, il R(otary) I(nternational) si trova nella medesima situazione di molte istitutuzioni di natura internazionale: lingua egemonica (l’inglese), affiancata da una molteplicità di lingue nazionali più o meno accettate a seconda della forza economica o politica dei parlanti. Tale situazione è ingiusta da diversi punti di vista, e l’utilizzazione dell’esperanto rappresenta a lungo andare una soluzione logica, a condizione di valutare correttamente i problemi. Per giudicare la proposta di inserire gradatamente l’esperanto come lingua seconda, sembra allora logico applicare i criteri dei quattro principi etici del RI (la prova delle quattro domande):
1. Risponde a verità?
È vero che la diversità delle lingue rappresenta una barriera a una buona comunicazione, e che solo una minoranza trova l’opportunità di apprendere una, due o più lingue straniere. È altrettanto vero che l’esperanto rappresenta un grande vantaggio, poiché l’apprendimento è più facile e meno costoso delle lingue native. Inoltre è una lingua neutrale, che in quanto tale protegge i valori di tutti glia ltri idiomi.
2. E’ giusto per tutti gli interessati?
A costatazione del fatto che noi tutti facciamo lo stesso sforzo per la stessa lingua per poter comunicare su un piano di eguaglianza di diritto, ci impegnamo insieme sulla via del rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno.
3. Produrrà buona volontà e migliori rapporti d’amicizia?
Operare gli stessi sforzi per una migliore comunicazione può solo creare migliori rapporti sociali.
4. Sarà vantaggioso per tutti gli interessati?
Per i monolingui sarà una buona occasione di imparare una lingua più facile, e inoltre l’esperanto rappresenta una finestra per numerose lingue nazionali. I poliglotti non avranno problemi a diventare dei parlanti esperanto. Solo i monolingui anglofoni dovranno rassegnarsi ad perdere i propri vantaggi. Tuttavia, abbandonando la loro posizione egemonica, troveranno maggiore apertura alle culture altre e il riconoscimento ammirato di tutti i popoli.
La proposta di inserire gradatamente l’esperanto suscita qui e là il sorriso, probabilmente a causa della mancanza di informazione sufficiente. Perché rigettare una proposta che risponde ai criteri delle quattro domande etiche?
In questo “anno internazionale delle lingue” invito gli scettici a partecipare al Congresso Mondiale di esperanto che si terrà a Rotterdam (dal 19 al 26 luglio [nel 2008, in effetti, anche in RADE vi ha avuto un proprio stand – n.d.r.]). La “lingua internazionale” funziona bene, così come il Rotary International, e dal 1905, anno in cui fu fondato il Rotary e in cui contemporaneamente si tenne il primo Congresso universale esperantista, nel mondo esistono almeno tanti parlanti esperanto quanti rotariani.
Una storia dettagliata del Gruppo si può trovare sulla pagina web http://www.rotaryfirst100.org/philosophy/fellowship/fellowships/esperanto.htm,
mentre il sito ufficiale è http://radesperanto.org, da cui riprendiamo in
conclusione – per ribadire il ruolo internazionale dell’esperanto anche
all’interno di organizzazioni come il Rotary – le seguenti osservazioni
sul “perché l’esperanto”:
1. Attualmente gran parte dei rotariani abitano al di fuori delle regioni di lingua inglese, idioma ufficiale del Rotary.
2. Nel Rotary la tendenza, in merito alla comunicazione, è [di] aumentare continuamente le lingue usate, senza scegliere una sola lingua nazionale, perché [vi sono] Rotary-Clubs in 211 paesi. L’uso attuale di molte lingue nel Rotary International significa correre dietro al problema e non prevedere una soluzione definitiva.
3. Il rispetto dei diritti umani, compreso [quello] alla propria lingua e cultura, richiede nel prossimo futuro una comunicazione neutrale a livello internazionale, senza egemonie culturali o economiche, allo stesso livello per tutti i popoli di lingua materna differente, per raggiungere e garantire la solidarietà, la giustizia e la collaborazione internazionale senza discriminazioni.
4.Attualmente nelle Nazioni Unite, un giapponese, un brasiliano, un italiano, un finlandese o un etíope, dev[ono] formulare i [propri] pensieri nella lingua di un argentino, di un francese, di un cinese, di un arabo, di un inglese o di un russo. A parte l’evidente discriminazione, perdita di informazioni, difficoltà nell’esprimersi, esiste il grande costo di tale sistema, senza [dimenticare] gli alti salari dei traduttori e [pure] i danni al[l’]ambiente, perché tutto è prodotto su carta […] proveniente da alberi coltivati in enormi monoculture […].
5. L’Esperanto, come il telefono, è un ottimo mezzo di comunicazione, come seconda lingua accanto agli idiom[i] etnici. Essa è meno costosa, perché [non] costa nulla, è neutrale, facile, chiara, bella, intelligente, logica, e [funziona] veramente. Essa non ha un “padrone”, e neppure [è sostenuta da una] potenza economica o politica. Vive in tutti i paesi del mondo nella mente di idealisti, che […] anticipano il futuro. [È l]a sola lingua che [ha creato] un popolo, perché abitualmente [sono] i popoli [che] creano i propri dialetti, gli idiomi tribali, le lingue nazionali.
6.Tutti i cittadini hanno la propria nazionalità, la [propria] cultura locale, ma nello stesso tempo sono cittadini del mondo allo stesso livello [di] tutti gli altri. Essi non debbono sottomettersi balbettando male le lingue degli altri, ma potrebbero comunicar[e fra loro] con una lingua neutrale che tutti [possano imparare] rapidamente per la sua facilità, [per la sua] logica e per la sua ideolog[i]a[,] rispettando i diritti umani linguistici anche dei piccoli popoli, dei cittadini di paesi linguisticamente deboli.
7. L’Esperanto non offre vantaggi soltan[t]o ad alcuni, ma si armonizza con i fondamentali criteri dei “quattro principi etici del Rotary”, perché è veritiero, giusto, crea una migliore volontà e indubbiamente una migliore amicizia, oltre ad essere benefico per tutti.
8. Il più antico Gruppo di Amici del Rotary International è quello de[gl]i Amici [Rotariani] Dell’Esperanto (RADE), che da parecchi anni si incontrano durante i Congressi Mondiali del Rotary o si visitano recíprocamente senza alcun problema di comunicazione.
Per qualsiasi informazione è possibile rivolgersi al segretario
dell’associazione, Giuseppe Grattapaglia, all’indirizzo: bonaespero@terra.com.br.
Por amiko intima ne ekzistas vojo malproksima [2016]: “per un vero amico non esiste strada lontana”.